L’escursione alla Diga del Gleno è abbastanza frequentata e conosciuta “purtroppo” per la tragedia che avvenne nel 1923 che disseminò morte e distruzione in Val di Scalve e perfino in Val Camonica.

Il grande bacino si affacciava sull’abitato di Bueggio, misurava 4000 mq, 54 metri di profondità e 260 metri di lunghezza e conteneva circa 7 milioni di metri cubi d’acqua. Il 22 ottobre 1923 il bacino si riempi a causa delle forti pioggie e nei messi successivi la diga ebbe delle perdite. Il disastro avvenne il 1º dicembre del 1923 alle ore 7:15 quando la diga crollò.

Sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d’iseo. Il primo borgo ad essere colpito fu Bueggio. L’enorme massa d’acqua, preceduta da un terrificante spostamento d’aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il ponte Formello e il Santuario della Madonnina di Colere. Raggiunse in seguito l’abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che fu praticamente distrutto. Prima di raggiungere l’abitato di Angolo Terme, l’enorme massa d’acqua formò una sorta di lago – a tutt’oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell’acqua nella gola della via Mala – che preservò l’abitato di Angolo, che rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzati via la centrale elettrica e il cimitero. La fiumana discese quindi velocemente verso l’abitato di Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti.

L’escursione parte da Pianezza, frazione di Vilminore di Scalve 1265 m. da qui si segue il segnavia n. 411 che parte in prossimità della chiesa (vicino a una fontana). Dopo un primo tratto percorso nei prati ci si addentra nel bosco, incrociando il sentiero per la “Costa Piana” e la “Baita de Napuleù”. Il percorso si dirige ripidamente verso una condotta forzata 1507 m, proseguendo parallelamente ad essa e giungendo ad una costruzione in cemento da cui parte la condotta stessa. Qui il sentiero diventa pianeggiante e costeggia i fianchi della montagna. Percorrendo la mulattiera, con passaggi esposti ,ma protetti da corrimano si arriva ai ruderi della diga, con stupendi panorami sulle pareti della Presolana.
PUNTO DI PARTENZA : Pianezza 1265 m
SENTIERO: 411
DISLIVELLO: 269m
DIFFICOLTA’: E